La nebbia in questo fuggevole frangente artistico diviene strumento nelle mani sapienti del fotografo tanto quanto la macchina fotografica, la quale s’arrovella nel voler catturare sfumature, colori, dimensioni e sfaccettature di un universo che trascende il reale per ricomporsi in un altrove nel quale si concretizza una favola sognata e risognata, vista e rivista mille volte e pur carica di elementi costanti di scoperta e di stupore. Fuggevole perché l’istante fotografato subito scompare, sovrastato e superato da un altro, un altro e un altro ancora, in una stordente rincorsa senza spazio. Senza tempo.
E intanto si guarda, si assapora, si gode la condizione onirica che trasuda dalle lattiginose atmosfere e opacizzate forme. Il titolo di questo volume illustra efficacemente non soltanto i contenuti, ma anche il movente culturale cui Luigi Briselli e Arrigo Giovannini si sono affidati senza ripensamenti. L’apparente banalità dei “colori della nebbia” si stempera in una ricerca di straordinario vigore, caricandosi di toni di un’intensità che colpisce; di più: coinvolge.
Lacerti dolcissimi di una fabula infinita. No, non si tratta di mera narrazione, di documentazione, ma di un’incursione struggente in un mito eterno, imperscrutabile, misterioso; algido solo nella concezione di chi non presta orecchio alla poesia.
E’ una sinfonia, nella quale due straordinari interpreti si misurano in un vorticoso ensemble di sentimenti e di immagini, qualche volta metafisico, altre volte introspettivo, altre ancora mirato a definire un linguaggio. E alla fine tutto si abbandona ad un elemento incardinato nella leggenda: al tenue suono – o forse sospiro - della nebbia.
Giancarlo Malacarne