Lo sguardo incantato

10/01/2009

Vedere. Imparare a vedere, assicurarsi il tempo per posare lo sguardo sulle cose, stabilire la giusta distanza tra sé e gli oggetti. Riuscire a cogliere le tracce del vento che ha scompigliato le fronde degli alberi, il silenzio che regna sulla neve, come il calore del sole che scalda la montagna. fotografare non è riprodurre, il realismo per quanto comunemente si creda non è possibile.
Possibile è soltanto creare di nuovo ciò che reale ci appare, perché la realtà ci capita una volta sola davanti agli occhi. Del resto tutti possono essere fotografi, basta lo strumento, ma la fotografia creativa, che si avvicina all'arte, come quella di Arrigo Giovannini, non è un semplice specchio che riflette la realtà. Virtù dell'autore è quella di saper interpretare ciò che vede e di mostrarlo agli altri in una chiave non scontata; un linguaggio sconosciuto che si comincia a comprendere nel momento in cui si comincia ad amarlo, a fotografarlo.
Se da sempre Giovannini si confronta col paesaggio padano (il fiume, le corti, la campagna), ora si scopre il suo amore al più nascosto, quello per le alpi e l'ambiente dell'alto adige. il paesaggio è una visione soggettiva, una proiezione che svela un legame con un territorio, sia esso conosciuto o immaginato e giovannini lo ha fotografato in punta di piedi, senza intromissioni. i luoghi raccontati vivono della freschezza del pensiero di chi ha cercato e finalmente riscoperto se stesso, una conferma della qualità e delle modalità del suo fotografare; della sua ricercata poetica fotografica.
Arrigo Giovannini è andato a cercare e l'ha trovata la composizione rigorosa, la pulizia della visione, la razionalità della inquadratura che riordina anche il caos di certi scorci; la natura che si fa docilmente dominare dall'opera dell'uomo, quella serenità interpretativa che fosse assieme vicina e lontana al lavori sul grande fiume che lo hanno reso noto............

Lorena Corradini
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